Il ritratto
di Marco Appugliese
INTRODUZIONE
Con la parola ritratto si intende una qualsiasi forma di rappresentazione della figura umana sia essa il solo volto o l’intero corpo.
Un ritratto può trasmettere particolari atmosfere o sensazioni (in tal caso l’identità del soggetto passa in secondo piano perché non importa chi è la persona ritratta ma interessa ciò che essa comunica o rappresenta) oppure può evidenziare il soggetto enfatizzando ad esempio la sua bellezza o contestualizzandolo nell’ambiente in cui vive o in cui opera.
E’ importante che il fotografo sappia osservare il soggetto e cogliere quegli aspetti di tipo fisico, espressivo o gestuale che lo caratterizzano, che sappia interpretare ciò che il “corpo” comunica (linguaggio del corpo) osservando ed analizzando ogni sua parte, in particolare le mani ed il volto (la mimica, gli occhi, le sopracciglia, l’espressione seria, triste o sorridente, la maschera sociale), che sappia guidare il soggetto nella posa più appropriata alle esigenza di ripresa. Va osservato che l’abbigliamento fornisce numerose informazioni sulla personalità, sul ceto sociale, sulla cultura del soggetto oltre a collocare l’immagine in un preciso contesto temporale.
Bisogna stabilire quale sarà l’uso delle immagini (motivazione) e determinare, di conseguenza, la tecnica e lo stile da applicare. Nel “ritratto creativo” è il fotografo a decidere, può quindi sperimentare nuove tecniche dando sfogo alla sua creatività e alla sua sensibilità. Nel “ritratto su commissione” bisogna distinguere se il committente è il soggetto ritratto o meno: nel primo caso il fotografo deve limitare la sua libertà di azione perché deve soddisfare le aspettative della persona che posa (deve ritrarre la persona come essa si vede e non come lui la vede); nel secondo caso (fotografia pubblicitaria, giornalistica, commerciale in genere, ecc.) il fotografo può operare con una certa libertà creativa e stilistica rispettando però il vincolo imposto da altri sul messaggio finale da comunicare.
Bisogna scegliere lo stile fotografico (descrittivo, narrativo, drammatico, epico-mitizzante, lirico-estetizzante) ed eventualmente accentuare il messaggio che si vuole comunicare utilizzando opportuni “moduli espressivi” quali la contrapposizione, la similitudine, l’iperbole, il luogo comune, l’umorismo (linguaggio fotografico).
Organizzare nel modo migliore la seduta di ripresa garantisce la buona riuscita degli scatti oltre ad evitare perdite di tempo successive per la risoluzione di problemi prevedibili. Dopo aver stabilito la location (se in esterni con riprese in luce naturale va individuato anche l’orario che consenta di avere le migliori condizioni di illuminazione) bisogna scegliere l’attrezzatura da usare, fare l’analisi del volto (operazione che consente di valutare quali siano i punti “forti” e quelli “deboli” del volto) e l’analisi completa della fisionomia (nel caso di riprese a mezzo busto o a figura intera) della persona da ritrarre (queste due ultime operazioni possono essere fatte subito prima dell’inizio delle riprese se non si è incontrato il soggetto in precedenza).
Prima di ogni scatto o di una serie di scatti vanno scelte la direzione di ripresa, la posizione del soggetto (posizione del volto e delle spalle) e la direzione dell’illuminazione. Particolare cura va posta nella composizione (ossia nel modo di collocare gli elementi all’interno del singolo fotogramma tenendo presenti i meccanismi della percezione visiva che permettono di comporre in modo efficace ed armonico) e nell’inquadratura. Questi parametri vanno stabiliti sia in base al messaggio che si vuole comunicare sia in base alla fisionomia del soggetto.